La famiglia di Arlecchino by Massimo Oldoni

La famiglia di Arlecchino by Massimo Oldoni

autore:Massimo Oldoni [Oldoni, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Donzelli Editore
pubblicato: 2023-04-28T22:00:00+00:00


XI. Re Herla e il re dei Nani

«No, signore. Quell’esercito ormai non è più in marcia, ha smesso di vagare perché ha concluso la sua penitenza», dice Natale, l’economo di Elinando che, accompagnando a Roma l’arcidiacono Burcardo di Pisy, era affogato nel fiume a causa dell’intervento dei diavoli. E quando Elinando racconta l’episodio chiede preoccupato al suo sfortunato amministratore se per caso non sia stato preso dalla Famiglia di Arlecchino; la risposta del morto apre improvvisamente una questione imprevista: com’è possibile che non sia più in marcia un treno apocalittico del Diavolo? Com’è possibile che quel corteo di anime in pena abbia esaurito le sue penitenze con la fine delle espiazioni? Come se la Famiglia appartenga a chi la compone e non a Satana; ma soprattutto come se possa esistere una fine del tempo per le opere del male e per l’azione del Demonio… La domanda resta: può esistere dopo la vita una sequenza di patimenti delle anime che, nonostante la presenza di Arlecchino/Satana, raggiunga il suo termine dopo aver scontato le colpe? Oppure non c’è mai scampo? Ma allora com’è possibile se il tempo si esaurisce? Esiste forse una fessura nel tempo e di là fluisce via la storia, come se la storia fosse un vento? Questo implica che nel XIII secolo il tema della Famiglia di Arlecchino è soprattutto votato ad entrare nel circuito, seppur affascinante, di continue trasformazioni regolate su ragioni occasionali di utilizzo. Non accade così nel XII secolo, dove le strutture del racconto di Gualchelino fungono da palafitte tematiche provenienti dal prima. Diversamente, si tratta di verificare un confronto tra le eredità apocalittiche delle paure medievali e l’accelerazione d’un mondo che cambia. Guardare indietro ancora una volta serve per capire il dopo.

Pietro di Blois (1135-1212 ca.), normanno di nascita, tutore del re di Sicilia Guglielmo II, poi arcidiacono di Bath, diventa un personaggio importante nella corte di Enrico II d’Inghilterra: è suo consigliere, dirige la cancelleria del re, poi passa a dirigere la cancelleria dell’arcivescovo di Canterbury; abile diplomatico, conosce l’Europa, è provvisto di notevole cultura con esperienze di studio e insegnamento a Bologna e a Parigi. Le sue conoscenze teologiche e il suo ruolo di decano a Wolverhampton gli accreditano una sapienza politica particolarmente utile in una fase del regno d’Inghilterra estremamente complicata per la corona a causa della gestione di Normandia, Maine e Anjou cui si aggiungono le grandi proprietà della regina Eleonora d’Aquitania. Pietro vive da vicino questa realtà, anzi vi sta dentro. Il suo epistolario, insieme a quello di Gerberto d’Aurillac e di Pietro il Venerabile, è essenziale per capire questo momento della storia d’Europa. Ma le 234 lettere di Pietro, scritte anche a nome di principi ed ecclesiastici, sono solo una parte di un più vasto carteggio che fornisce un’immagine sulla vita politica, culturale e morale del XII secolo. Accanto alle Epistolae si allineano opere poetiche, teologiche, polemiche e sermoni; e forse il suo De amicitia cristiana è il vertice di una così intensa attività. Di fronte ad un periodo



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